Il Corano non brucia

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  1. ¬Devil
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    Il pastore rinuncia alla follia personale. Ieri l'America ha ricordato l'attentato, i parenti delle vittime contrari all'idea di una moschea.

    Una pericolosa, sconsiderata fuga in avanti di un piccolo uomo dai lunghi baffi, innamorato di scoop «esplosivi»: così, dopo cinque giorni di tensione Gainesville tira un sospiro di sollievo. E con la piccola comunità il mondo occidentale disinnesca, per ora, la miccia della paura. L'annuncio di Padre Jones che il «Koran Burning Day» non lo farà né oggi né mai riporta alla normalità la sua tranquilla cittadina del nord della Florida. E in quel paese ieri nessun Corano è stato avvolto dalle fiamme: i fedeli, per ricordare l'11 Settembre, hanno preferito pregare, nel segno di una tollerenza religiosa molto strombazzata nei giorni scorsi dalla Casa Bianca. Ma che non sembra accettata da tutti, visto che solo ottimisticamente si può parlare di effetto-domino, riportando la dichiarazione di un altro religioso in cerca di gloria: «Il pastore Terry Jones rinuncia a bruciare il Corano? Lo faremo noi».

    L'annuncio arriva da una Chiesa indipendente battista, la Westboro Baptist Church (Wbc) di Topeka, nel Kansas, guidata dal reverendo Fried Phelps. Costui, in effetti, ha già un discreto back-ground, poiché il pastore è lo stesso che ha bollato il libro sacro dei musulmani come «300 pagine di fiction satanica». E non finisce qui, poiché la congregazione ultraortodossa ha preso di mira il pastore Jones, definendolo un «falso profeta» e accusandolo di essere stato una «donnicciola» per aver ceduto alle pressioni internazionali annullando il rogo. A differenza di Jones, la Chiesa Westboro aveva già bruciato alcune copie del Corano nel 2008, senza, però, ricevere l'attenzione mediatica di questi giorni. Anche per questo tam tam di pericolosissimo gossip finto mistico, ben lontano dalla religione, ieri per la prima volta l'America ha ricordato la ferita dell'11 Settembre in un clima di profonda divisione.

    Nove anni dopo i terrificanti attentati di al Qaeda, gli americani si sono raccolti in veglie e preghiere, ma in un clima di forte tensione. Il rischio del rogo di Corani, che avrebbe infiammato tutto il mondo musulmano, così come le proteste per la moschee che si vorrebbe costruire a due isolati di distanza da Ground Zero, hanno quasi oscurato un anniversario nel passato trascorso come una giornata di lutto nazionale e di triste riflessione. Al punto che Barack Obama si è sentito in dovere di fare un appello all'unità, prima attraverso il settimanale messaggio radiofonico, poi durante la commemorazione al Pentagono. «Questo è un momento difficile per il nostro Paese - ha ammesso alla radio il presidente - e spesso proprio in questi momenti c'è chi cerca di cavalcare l'amarezza, di dividerci in base alle nostre differenze. Ma in questo giorno, ci viene ricordato che quando siamo al nostro meglio non cediamo a questa tentazione, ci alziamo uno a fianco all'altro e combattiamo insieme». Qualche ora più tardi, al Pentagono, ha ricordato che l'America non è e non sarà «mai in guerra con l'Islam» (perché non è l'Islam all'origine dell'11 settembre, «ma al Qaeda»); e ha lanciato un messaggio di riconciliazione, facendo un appello agli americani perché mantengano vivi gli ideali fondanti che hanno fatto grande l'America. «Dobbiamo continuare a combattere l'intolleranza e restare uniti", ha detto. o di dolore ha un sapore particolare, di amore e solidarietà, sentimenti ritrovati dopo tanto trambusto. «Non siamo in guerra con L'Islam», ha ricordato ieri il presidente Barack Obama partecipando ad una cerimonia al Pentagono sul luogo dove i terroristi fecero precipitare un aereo. «Non è stata una religione ad attaccarci l'11/9 - ha detto l'inquilino della Casa Bianca - l'attacco è venuto da Al Qaida, un gruppo raffazzonato di persone che pervertono la loro religione». «Questa gente cerca di far divampare conflitti tra le diverse fedi - ha detto Obama - ma come americani non siamo, e mai saremo, in guerra con l'Islam».

    Però, le tensioni emerse a New York sul progetto della Moschea sono sfociate ieri in due dimostrazioni di segno opposto - gli oppositori e i favorevoli alla iniziativa - seguite alla cerimonia solenne a Ground Zero che ha visto, come ogni anno, la lettura dei nomi delle quasi tremila vittime della strage delle Torri Gemelle e minuti di silenzio coincidenti con l'impatto degli aerei. Per la prima vola, inoltre, la cerimonia a Ground Zero si è tenuta tra le gru e le impalcature per la costruzione dei nuovi grattacieli del World Trade Center. Uno sfondo che ha disturbato alcuni familiari delle vittime.
     
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0 replies since 12/9/2010, 16:11   18 views
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